Sostenibilità e risparmio energetico: la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite
Glasgow è la più grande città della Scozia e la quarta più grande del Regno Unito. Sorge sulle sponde del fiume Clyde, nelle Lowlands centro-occidentali del paese. I suoi abitanti sono chiamati Glasvegiani, è la capitale economica della Scozia ed è stata celta come sede della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite che ha riunito i “grandi” del mondo per discutere sul futuro della Terra e delle nuove generazioni.
La conferenza si è chiusa il 13 novembre scorso ai tempi supplementari perché l’iter, come ci si aspettava, non è stato semplice. Si sperava in un colpo di scena finale positivo e invece non è stato proprio così. E’ vero, si è giunti ad un accordo, tuttavia l’impegno di cessare l’utilizzo del carbone e il blocco dei sussidi alle fonti fossili si riduce ad una “diminuzione” più che ad una “cessazione”.
Intanto, è stato fatto un passo avanti, considerato che questi temi sono stati inseriti per la prima volta all’interno del programma delle conferenze sul clima delle Nazioni Unite. E proprio la volontà di discutere di questi aspetti, finalmente accolti nell’ordine del giorno, aveva acceso le speranze dei negoziatori di Glasgow.
Sostenibilità e risparmio energetico: accordo con blitz
Effettivamente i partecipanti hanno raggiunto un accordo ma, all’ultimo memento in sede di trattativa, la proposta che sembrava già accettata viene modificata.
Senza entrare troppo nei particolari, possiamo dire che si sia arrivati ad un compromesso che lascia perplessi. Ad esempio, per quanto riguarda il rallentamento dell’uso del carbone, l’accordo si riferisce solo al carbone “unabated”, cioè a quel tipo di carbone le cui emissioni non vengono abbattute.
Mentre per lo stop ai sussidi, il riferimento è solo per i fossili “inefficent”; ma l’aggettivo appare quantomeno vago. Cosa significa esattamente? Chi definisce cosa è efficiente e cosa no? Sulla base di quali criteri? Insomma pare tutto assai ambiguo e suona un po’ come una “fregatura”…
Ma come si è arrivati ad un risultato così tiepido? In pratica, per farla semplice, tre paesi, Cina, India, Stati Uniti hanno tenuto in scacco 194 partecipanti. Sembra che gli stati meno potenti, che sono anche quelli più colpiti dalle conseguenze del danno climatico, abbiano dovuto fare una scelta obbligata.
D’altra parte quattordici giorni di negoziazioni interminabili hanno avuto un peso sulla capacità di resistenza dei partecipanti che ad un certo punto hanno ceduto alle ragioni dei più potenti. Una vecchia storia che si ripete e che genera comprensibile rassegnazione.
Con un colpo di martello del presidente britannico Alok Sharma, commosso fino alle lacrime, si conclude la plenaria.
Così, lapidario, riassume la situazione il segretario di Stato americano, John Kerry, a Glasgow in rappresentanza del presidente Joe Biden.
Gli Stati Uniti ne escono soddisfatti, mentre l’Unione europea è tra i paesi che non sorridono: il vicepresidente con delega al Green deal, Frans Timmermans, non condivide il risultato, come sostiene lui stesso al termine dell’incontro.
In sintesi, a quali accordi si è giunti a Glasgow e quali saranno le conseguenze
Facciamo ora il focus, in 10 punti, della situazione al termine della Conferenza più attesa dell’anno.
- Viene confermato l’impegno di stare “ben sotto i 2 gradi” di aumento delle temperature e intorno ai 1,5 gradi, considerato dagli scienziati il limite massimo da non superare per evitare conseguenze disastrose. Ciò significa tagliare le emissioni del 45% entro il 2030.
- Come già scritto, le proposte sul carbone non vengono portate avanti. L’impegno allo stop definitivo alle fonti fossili e al carbone è stato ridiscusso fino ad arrivare al “phasing down“, che riguarda solo il carbone “unabated”. Questo tipo di carbone è quello privo di sistemi di cattura e stoccaggio della CO2, tecnologie peraltro ancora non applicabili a una produzione su larga scala. Relativamente ai sussidi alle fonti fossili lo stop è rivolto solo a quelli “inefficienti” (con tutta l’ambiguità del termine), formula che soddisfa Russia e Arabia Saudita. Tuttavia, la proposta rispetto alla prima formulazione, è molto al ribasso. Non ci vogliamo addentrare nell’esame negli interessi che hanno portato a questa scelta: la questione è molto delicata e affonda le radici nelle scelte economiche di alcuni paesi.
- Facile immaginare che durante tutta la Cop 26, il denaro è stato il protagonista dei dibattiti.
La promessa è di raddoppiare gli stanziamenti in futuro e il traguardo dei 100 miliardi viene posticipato al 2023.
- Perdite e danni che significa “facciamo il punto della situazione”. Su questo aspetto si è dibattuto a lungo perché ha a che fare da vicino con i risarcimenti che i Paesi più fragili, a causa della crisi del clima, si aspetterebbero da quelli con economie più forti. Al termine dell’incontro vengono riconosciute perdite e danni, ma non i risarcimenti dovuti…Africa, Stati insulari e America Latina sono rimasti molto delusi. Sono previsti “dialoghi” (i “bla bla” di Greta Tunberg?) su questo aspetto per gli anni futuri, ma si sente la necessità di impegni più concreti.
- Il problema del carbonio è stato uno degli aspetti più dibattuti e sofferti. Le conclusioni? Deludenti, come ha avuto modo di esprimere in modo molto chiaro la delegazione della Bolivia che accusa i paesi più sviluppati di sottoporre gli altri più vulnerabili ad un “colonialismo del carbonio”.
- Proprio perché si è parlato soprattutto di finanziamenti, tempi di revisione degli impegni e di quali dati inserire nelle tabelle Excel sulla trasparenza delle emissioni, fondamentale diventa la gestione di fogli di Excel con tabelle e report completi su cui discutere.
La trasparenza del sistema di contabilità delle emissioni diventa un tema. Ma c’è un problema: non tutti i Paesi sono in grado di fornire complesse tabelle Excel dove le attività economiche e le tipologie di gas serra vengano indicate con precisione. Allora si arriva all’ennesimo compromesso: i paesi meno strutturati in questo senso dichiarano le proprie emissioni, ma non sono spesso in grado di raccogliere i dati necessari perché mancano delle infrastrutture necessarie…oppure preferiscono non svelare un dato considerato scomodo.
Quindi per i Paesi in via di sviluppo, si concede il diritto alla “flessibilità nella contabilità delle emissioni”, che significa la possibilità di evitare di consegnare alcuni dati. Riempiranno le caselle mancanti o con la sigla Fx (flessibilità, appunto). Su quei dati specifici gli altri Stati dovranno attendere il 2024 per conoscere in modo più chiaro i numeri mancanti.
- Stati Uniti ed Europa hanno guidato gli accordi multilaterali per limitare le emissioni di metano del 30% rispetto a quelle del 2020 entro la fine del decennio. Gli accordi sono stati sottoscritti da 105 paesi, escluse Cina, Russia e Australia. Questo è uno dei pochi successi ottenuti dal Cop26, proprio perché il metano è in grado di riscaldare l’atmosfera circa ottanta volte più velocemente dell’anidride carbonica, tuttavia questa capacità diminuisce drasticamente dopo circa vent’anni.
- Purtroppo manca un impegno stringete che imponga ad ogni Paese di fornire alle Nazioni unite i suoi piani sul clima per cicli quinquennali. Rimane un “incoraggiamento” a presentare nel 2025 il piano degli impegni per ridurre le emissioni e perseguire gli obiettivi degli accordi di Parigi.
- Al termine della Conferenza, molti accordi che avrebbero dovuto essere siglati alla Cop 26, vengono rimandati ad altri appuntamenti futuri.
- Certo, dopo la Conferenza sul clima delle Nazioni unite, gli equilibri mondiali sono radicalmente cambiati. Pochi Paesi, quelli più potenti, ne sono usciti soddisfatti, molti altri in primis la Svizzera e il Messico, non hanno nascosto la loro insoddisfazione. Il Vecchio continente è uscito esausto e poco compatto dalla Conferenza, ma ha accettato comunque i numerosi compromessi. Non riuscendo a far valere le sue ragioni ha perso l’occasione di attestarsi come un alleato di peso in questo tipo di contrattazioni.
Come evidenziato da Jennifer Tollmann, consulente politica del think tank E3G:
Insomma, al termine della Conferenza delle Nazioni unite sul clima, il lavoro da fare per i prossimi anni è ancora molto.
Sostenibilità e risparmio energetico. Transizione ecologica: come promuovere un atteggiamento sostenibile e responsabile
Alcuni, anche tra esimi scienziati, ritengono che l’intervento dell’uomo, anche quando decisamente maldestro, non sia in grado di causare i danni catastrofici che stanno avvenendo sulla terra. Altri, invece, stanno mettendo in guardia l’umanità contro questo impatto, considerato colpevole di un atteggiamento non più sostenibile dall’ambiente.
In ogni caso sono ancora molto numerosi coloro che dubitano che questi effetti disastrosi siano dovuti a due secoli e mezzo di sfruttamento sconsiderato delle risorse, e non solo. Complice uno sviluppo basato sullo sfruttamento delle popolazioni e delle classi sociali più fragili, oltre che ad una vera e propria rapina delle risorse naturali del pianeta.
Serve un atteggiamento più green…anche nel nostro piccolo
Ma, qualunque siano le cause, a questo punto cosa può fare ognuno di noi per adottare un comportamento responsabile e per contribuire a scongiurare il rischio della crisi ambientale?
Quali possono essere i vantaggi di un atteggiamento ecologico e al contempo di un abbattimento dei costi delle bollette nella nostra abitazione o nella nostra azienda?
Come puoi organizzare una casa o un’azienda green? Be’ sappi che è possibile avere case accoglienti e confortevoli, aziende super performanti, che consumano il minor quantitativo di energia possibile, minimizzando gli sprechi e l’impatto ambientale.
La soluzione abitativa ed aziendale ecologica è dunque quella progettata, costruita ed arredata in modo da prediligere la scelta dei materiali naturali, la riduzione dei consumi, l’efficienza energetica e l’uso di energie rinnovabili. Complici di questo programma virtuoso saranno anche elettrodomestici e impianti tecnologici sempre più intelligenti.
Per questo non possono mancare sistemi di gestione e automazioni per il risparmio energetico, così come impianti per l’autoproduzione elettrica.
Una buona notizia è che oggi i costi di realizzazione di una casa o di un’azienda più green sono molto più accessibili rispetto a pochi anni fa, grazie alla diffusione di materiali sempre più innovativi e una maggiore consapevolezza ambientale. Inoltre, perché dopo qualche anno raccoglierai i vantaggi del tuo investimento in termini di risparmio
Quattro consigli, più uno molto speciale, per un impegno più sostenibile in casa e in azienda
Quando parliamo di impegno sostenibile ci riferiamo ad una serie di buoni principi tipici della bio-edilizia. Si tratta di quegli atteggiamenti che ognuno di noi dovrebbe assumere per un atteggiamento responsabile e rispettoso dell’ambiente.
Ecco alcun consigli!
- Scegli i materiali giusti. I professionisti del settore edile ci esortano a preferire materiali di origine naturale come lana di roccia, sughero, o lana minerale per ottenere l’isolamento di una casa ecologica. Addirittura stanno tornando ad affermarsi materiali antichi come la canapa, la calce e l’argilla, in grado di offrire prestazioni molto elevate. Naturalmente è fondamentale scegliere materiale certificato e prodotto da aziende qualificate.
- Riscalda e rinfresca in modo sostenibile. Perché un’abitazione sia sostenibile, è fondamentale che sia ben isolata e che non abbia dispersioni termiche importanti. È ovvio che edifici privi di isolamento comportano costi maggiori sia per riscaldamento che per rinfrescare. La coibentazione permette di ridurre i consumi energetici in modo molto significativo.
- Utilizza elettrodomestici e illuminazione performanti. Lo sai che l’illuminazione equivale al 20% del consumo di elettricità mondiale? Per questo bisogna dedicare la massima attenzione all’illuminazione della tua casa o della tua azienda. Ad esempio attraverso l’utilizzo di lampade a LED che, anche se più costose di quelle alogene o delle lampadine normali, hanno una durata fino a 10 volte in più ed un consumo decisamente inferiore. Inoltre, lo sai che spegnendo le lampadine che non servono puoi risparmiare circa 60 euro all’anno? Se poi vuoi risparmiare davvero tanto, punta sulla domotica, con timer o sensori che regolano l’accensione e lo spegnimento di lampade. Conti alla mano, ti accorgerai che il risparmio è davvero interessante! 😉
- Risparmia l’acqua. Naturalmente per un impegno green non potrà mancare un consapevole e quotidiano risparmio idrico. Acqua calda dei sanitari in primis, ma anche l’acqua utilizzata dagli elettrodomestici e per l’irrigazione del tuo giardino.
Ma quanto mi costa costruire una casa ecologica?
I costi di una casa di questo tipo sono, naturalmente, abbastanza alti rispetto alle costruzioni tradizionali. Questo per i materiali scelti, per le maestranze che dovranno essere qualificate e specializzate sulla bioedilizia. Certo, così avremo una casa biocompatibile e il nostro investimento iniziale sarà ammortizzato nel giro di qualche anno, grazie a prestazioni energetiche performanti, che faranno della nostra abitazione una casa ad impatto zero…o quasi. 🙂
Però non corriamo troppo, basta seguire almeno qualcuna delle regole precedenti per fare della tua casa, almeno in parte, una struttura che si impegna ad essere sempre più rispettosa dell’ambiente e attenta al risparmio.
Con gli esperti di ZetaImpianti potrai raggiungere l’obiettivo di attuare, già dal prossimo anno, un nuovo e più responsabile impegno nei confronti del nostro Pianeta!😉